La vicenda mette in evidenza una società ipocritamente cinica ed egoista, della quale fanno parte padroni e servi, padri e figli, parenti e amici, parimenti impegnati a sopraffarsi, a mentirsi, a truffarsi. Significante protagonista è la serva Corallina che, ingannata da Florindo, mette in atto una perfida vendetta per la quale penalizza la figlia del suo padrone Ottavio. Nel contempo di costui finge di accettare le profferte amorose, manovrandone l'egoismo e la senile dipendenza erotica. Il finale, carico di amarezza, non è affatto liberatorio o lietamente solutivo: esso rasenta quella malinconica atmosfera conclusiva della Locandiera, anzi raggiunge d'improvviso lo sconcerto dello spettatore svelandogli una cruda realtà dove non sussistono vincitori o vinti: i personaggi appaiono tutti vittime e carnefici di un nuovo tipo di società borghese, ancora più immorale ed egoista della declinante ed esausta nobiltà, prossima al collasso.
Gli Alberi di Canto Teatro di Mariano Bauduin
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